La prima edizione della rassegna artistica e culturale, ha guardato alla Grande Guerra come ad un avvenimento storico denso di ‘lati B’ ancora non investigati: una ‘bomba’ sociale e culturale, che investì i civili, le cittadinanze, i gruppi familiari e gli individui, uno spartiacque che ha cambiato misure e proporzioni sancendo un forte slittamento di miti, riti, valori, identità, e lasciando dietro di sé numerosi retaggi che determinano, oggi, il nostro vissuto contemporaneo.
La riflessione sui lasciti e sui traumi della prima guerra mondiale, è stata sviluppata attraverso la costruzione di installazioni site-specific di arte interattiva, relazionale e concettuale, direttamente nei luoghi significativi del primo conflitto, e avvicinando artisti contemporanei, psicanalisti e ricercatori di rilievo internazionale alle eredità della guerra.
Tema principale dell’edizione: il confine, i confini, lo spostamento e frammentazione dei confini, la sofferenza del confine. L’elemento unificante, nel linguaggio delle forme: il cubo.
B#Side War 2014-15, catalogue public art and installations.pdf
B#Side War 2014-15, catalogue talks events performances.pdf
Esperienza e Povertà della Guerra
Una mostra collettiva che ha reso visibili alcuni retaggi della Grande Guerra mettendo a confronto le opere di artisti contemporanei internazionali con le foto dell’epoca: l’attenzione del visitatore è stata orientata sul contrasto tra l’esperienza della guerra e la sua incomunicabilità. La povertà appare nella perdita della capacità di trasmettere il proprio vissuto agli altri.
Attraverso immagini dell’epoca e opere d’arte contemporanea, contrapposte ed accomunate dal soggetto rappresentato, emerge l’evoluzione della società nel corso del secolo, e appare come essa abbia assimilato, consapevolmente o inconsapevolmente, i tragici avvenimenti della primo conflitto.
Citizen-Gate
Un vero e proprio varco spazio/temporale che ha connesso le città di Trieste e di Pirano per 48 ore, simbolo dei comuni retaggi contemporanei ereditati dalla Grande Guerra. Citizen-gate è un’installazione site-specific d’arte interattiva e relazionale, che rappresenta la necessità di indagare il confine superandone la primaria visione geografica. L’opera è una sintesi della vicinanza nel suo significato più ampio, perché unifica due luoghi separati da spazio e tempo. Viene proposto al fruitore un portale, un luogo, in cui si è direttamente in contatto con l’altra città in maniera interattiva ed in tempo reale, esperendo la possibilità di “essere” il confine: permanere sulla linea, invisibile, impercettibile, sperimentando un nuovo punto di vista su cosa possa essere l’altro e l’oltre.
Memoria-Spazio
Un’installazione site-specific, per esprimere la varietà di significati sottesa alla parola confine. Il confine viene descritto in quattro dimensioni: il confine tra il pubblico e il privato, tra lo spazio alleato e lo spazio nemico, tra la verità e l’illusione, tra il passato e il presente. Per consentire questo viaggio a ritroso nella Grande Guerra, lo spettatore penetra nell’opera e passa attraverso foto, suoni, oggetti simbolici, frammenti, flashback, ombre ed immagini dell’epoca e di oggi. Il viaggio esperienziale del visitatore nel primo conflitto mondiale si è concluso con la possibilità di appropriarsi di un pezzo dell’opera stessa.
In-Cubo
In-Cubo è rappresentazione metaforica del sangue versato dalle popolazioni del Carso nella prima guerra mondiale, raffigurazione prodotta attraverso un cubo di ampia estensione, in grado di contenere, nella sua astrazione geometrica, il ‘volume della perdita’, calcolato nei litri di sangue versati da chi è sepolto nel Sacrario di Redipuglia. L’opera d’arte concettuale, installata site-specific sul confine tra il Sacrario e la Dolina dei Bersaglieri, assurge ad espressione della volontà delle nuove generazioni di rielaborare il lutto loro tramandato, ricomponendo la dolorosa scissione delle ossa, testimoni eterne della struttura corporea, dal sangue: linfa vitale con cui è stato impastato il terreno dell’altipiano, tanto preziosa quanto facile da lavare via.
Psiche e Corpo alla prova
A Gradisca d’Isonzo, uno special talk che offre prospettive incrociate tra arte contemporanea e psicanalisi sul tema della rielaborazione del trauma della guerra. Un’occasione per riflettere sull’ereditarietà del trauma del conflitto, sulla relazione tra la prima guerra mondiale e le successive guerre del ‘900, su come il dolore del conflitto sia trasmissibile da generazione a generazione, e per discutere le nostre possibilità di affrontarlo e scioglierlo.
Il Corpo delle Umane Memorie
A Malborghetto, una conferenza che apre a prospettive incrociate (letterarie, artistiche, filosofico-estetiche e storiche) sul ruolo del corpo nell’ambito della Grande Guerra: con l’obiettivo di indagare il corpo come fonte della memoria del primo conflitto mondiale. Muovendo dall’analisi delle espressioni artistiche e memorialistiche, è stato approfondito il rapporto che l’essere umano ebbe con la Grande Guerra, vedendo il corpo al contempo come strumento cognitivo, come oggetto di racconto, e come voce della memoria stessa.
L’esperienza statunitense della Grande Guerra
Un ciclo di incontri con Jonathan R. Casey: a capo di quella che è forse la più grande entità al mondo che studia, archivia, ed espone la Grande Guerra. L’archivista e curatore ha raccontato l’esperienza del National WW1 Statunitense nell’esprimere le sfaccettature del vissuto americano del primo conflitto mondiale, mostrando in anteprima alcune immagini provenienti dal celebre archivio.
Performance teatrali originali
“La guerra in casa”, “In-Croci in guerra”, “Chiamate alla vita” sul ruolo della donna nell’arco del primo conflitto mondiale, “Corpi” e “Numeri nel fango”: un ciclo di 5 performance, basate sui documenti memorialistici descrittivi del vissuto bellico di 5 differenti territori del Friuli Venezia Giulia, che fondono, insieme alla toccante realtà e ai ricordi genuini delle persone coinvolte, le suggestioni letterarie delle grandi “voci dell’umano” che hanno vissuto il primo conflitto mondiale, da Lussu, a Celine, fino a Remarque; presentando uno stile performativo ‘povero’, essenziale, e fortemente espressivo.