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Dalla colonizzazione romana alle migrazioni dei Goti e degli Unni, per giungere sino all’assoggettamento dei Veneziani e degli Asburgo: entità politiche diverse, provenienti ora da una parte e ora dall’altra della barriera naturale costituita dalle Alpi e dal Carso, hanno avuto – fino al secolo scorso – accesso al territorio regionale, invadendolo o dando vita a processi di conquista.

Il tentativo di plasmare la realtà locale su modelli preesistenti ha dovuto fare i conti, dal XV al XIX secolo, con la presenza di una comunità le cui autonomia e uniformità si erano costruite nel corso del Medioevo grazie al ducato aquileiese: il governo del Patriarcato di Aquileia, sorto nel 1077 (quando Enrico IV compensò Sigeardo del permesso di transitare per i suoi territori) e cresciuto ereditando la lezione longobarda nei suoi sistemi di governo, ha rappresentato un “unicum” nel panorama della penisola medievale, un periodo quale il territorio ha potuto beneficiare di indipendenza normativa e identitaria.

Nonostante le continue guerre in cui fu coinvolto, Il Patriarcato rappresenta un momento fondamentale per la crescita e lo sviluppo di una coscienza nazionale e linguistica dei popoli del suo territorio inquadrata nel concetto di Patria del Friuli. Gli estremi cronologici tra cui si sviluppò la sua parabola (1077-1420) sono assunti a paradigma dalla storiografia classica che indaga la storia della regione (Menis, “Storia del Friuli. Dalle origini alla caduta dello stato patriarcale”), tanto che lo si può a ragion veduta definire come il suo momento di «massimo rigòglio» (Tito Maniacco, “Storia del Friuli”). È insomma vero che le «parole ‘patriarcato di Aquileia’ sorreggono, conformano e accompagnano la storia friulana dai primi tempi del cristianesimo al 1751» (Ellero, “Patria del Friuli. Un lungo percorso identitario”).

La caduta del Patriarcato ha avuto per secoli un enorme impatto sull’inconscio collettivo degli abitanti, costituendo un spartiacque identitario: storicamente luogo “di passaggio” per molti conquistatori e dominatori, il ducato dei patriarchi ha rappresentato la massima esperienza di indipendenza nel Friuli Venezia Giulia, che da colonia divenne uno stato autonomo con una identità nazionale definita in senso geografico e culturale.

L’analisi su cui verte il progetto si concentra su due precise sfumature tematiche: la funzione di costruttore identitario del Patriarcato, da una parte (resa incompleta dal suo tracollo), e la gradualità della caduta del Patriarcato quale istituzione politica, distillata goccia a goccia (ma non per questo meno inaspettata) dall’altro.
Entrambi i temi, danno agio a un’indagine degli immaginari dell’evento attraverso la letteratura, che è funzionale a una restituzione attraverso attività partecipative e visuali che permettano il coinvolgimento della popolazione.

Output

Progetto finanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia